Zanjan è il capoluogo di una regione dallo stesso nome. Si trova a nord-ovest del paese. È importante per la sua situazione geografica; è una città di tappa tra Teheran e Tabriz. Precedentemente, era una delle tappe della Via della seta. La città non offre visite particolari, ma molto pratica per visitare le sontuose rovine di Takht-e Soleiman (147 km), di Soltanieh (35 km), del villaggio troglodite di Karaftu (a 3 km da Takht-e Soleiman) e la grotta di Kataleh Khor (140 km a sud-ovest di Zanjan). Takht-e Soleiman e Soltanieh sono stati classificati dall'Unesco. Zanjan è un grande centro di coltelleria e centinaia di negozi vendono ogni specie di coltelli per uso domestico o decorativo. La maggior parte degli abitanti di Zanjan parla il Turco azeri.
Le località importanti della città:
Susa si trova al nord della provincia del Khuzestan (la vecchia pianura di Susiana), a 115 km a nord di Ahvaz, il capoluogo del Khuzestan. Deve la sua importanza storica alla sua posizione geografica che permise, a partire dal 4° millennio a.C. l'introduzione in questa parte dell'Iran della cultura mesopotamiana contribuì allo sviluppo della civilizzazione elamite. Nonostante l'importanza e la lunga storia di Susa,non resta che molto poco di monumenti oggi e l'ospite dovrà lavorare molto d’immaginazione per ricostituire un po' del suo splendore passato.
L'occupazione di Susa abbraccia molti periodi distinti. Nel 5° millennio a.C. un primo centro urbano è costruito a Susa. La scoperta di numerosi oggetti suggerisce legami con l’altopiano iraniano, dunque non più unicamente con la Mesopotamia. Questo oscillamento tra due civiltà e lo stabilimento di legami culturali a volte con la Mesopotamia, a volte con il mondo iraniano sarà una caratteristica della storia della pianura di Susiana e svilupperà una nuova cultura.
Verso il 2300 a.C. Susa è unita con l'impero di Akkadi e conosce un periodo di prosperità. Ma alla caduta di Akkadi nel 2150 a.C. Susa è presa da un nuovo Stato indipendente, Elam. Dopo una serie di battaglie con i loro vicini mesopotami, Susa cade sotto la sovranità kassite. Sotto l'impero elamite (2000 a 640 a.C.) di cui sarà la capitale, Susa conoscerà il suo più grande periodo di gloria, particolarmente nel 13° secolo a.C. dopo la distruzione da parte degli Elamiti dell'impero kassite di Babilonia. Tuttavia, alla fine del 12° secolo sotto il regno di Nabushodonosor І, Babilonia si prenderà la sua rivalsa e Susa sarà saccheggiata ed incendiata. Susa fu conquistata verso il 640 a.C. dal re assiro Assurbanipal.
Il potere elamite fu rotto e Susa fu integrata nel regno persiano achemenide. Sotto i persiani achemenidi (550-330 a.C.), Susa conoscerà un nuovo periodo di gloria. Nel 521 a.C. Dario il Grande (522-486 a.C.) ne fa la sua capitale amministrativa e politica e conobbe uno splendore equivalente a quella di Persepoli. La sua posizione geografica è molto favorevole poiché la città si trova a metà strada circa tra Babilonia e Pasargade (la capitale di Ciro il Grande), al centro delle grandi vie di comunicazione. Susa aveva una reputazione internazionale all'epoca ma la conquista di Alessandro segna la fine del suo ruolo di capitale.
Susa prese un nuovo sviluppo sotto i re sassanidi Ardeshir І (224-241) e Shapur І (241-272). Distrutta da Shapur II (309-379), la città di Susa fu ricostruita poco dopo ma non giocò, di conseguenza, più che un ruolo secondario per incamminarsi lentamente verso il suo declino definitivo. Oggi Susa conosce un certo sviluppo, grazie in parte ai pellegrinaggi alla tomba di Daniele.
Le località di Susa:
Le colline preistoriche di Susa (Acropole, Apadana, Città reale, Città degli artigiani, Propilei, Torrione, Canale, Castello)
La tomba di Daniele
Il palazzo di Artaserse II
La parola nomade, d'origine greca, significa "pascolo" poiché i greggi, cercando sempre nuovi pascoli, danno ritmo alla vita dei nomadi. A partire dal 10° secolo, l'arrivo in massa dei nomadi dalle steppe fredde, turchi inizialmente, quindi mongoli e Turcmeni, cambierà radicalmente la composizione etnica del paese. Essi trovarono sull’altopiano un ambiente che era loro familiare, molto comparabile a quello del Turkestan e della bassa Asia centrale.
È dunque sotto il segno del grande nomadismo che vivrà l'Iran durante molti secoli, e le sue stesse dinastie sono spesso d'origine turca fino all'inizio del 20° secolo. I suoi sovrani si insediavano nelle capitali urbane, ma arrivando l'estate, partivano per accamparsi sotto la tenda.
Dopo l'epoca safavide (1501-1722), soprattutto nel 17° e 18° secolo,si vanno costruendo a poco a poco delle vaste confederazioni nomadi strettamente gerarchizzate. Il loro scopo è quello di inquadrare la popolazione nomade, codificare gli spostamenti e gli itinerari in mezzo alle popolazioni sedentarie, ed allo stesso tempo garantire in modo permanente, tramite i loro capi, la rappresentazione politica dei nomadi presso il governo centrale, ed esercitare eventualmente le pressioni necessarie su quest'ultimo.
Una volta i nomadi fornivano all'esercito una forza considerevole e lo Stato si sosteneva allora principalmente su queste tribù. Sappiamo che nel 7° secolo, i nomadi della provincia del Fars hanno aiutato i re sassanidi (224-642) a respingere l'esercito arabo. Così si realizzano nel luogo le potenti nomadi: a partire dal 18° secolo, quella dei Bakhtiari nel Lurestan, e quella dei Gashgai nel Fars, quindi nel 19° secolo quella di Khamseh anche nel Fars.
Per rompere il loro potere, resistere agli attacchi degli invasori o fare regnare l'ordine e la sicurezza nei posti pericolosi, i re li esiliavano o li trasferivano, cosa che ha comportato la loro dispersione in tutto il paese. Era a volte il governo che destituiva o nominava i capi tribali.
Nel 1921, Reza Shah lanciò la prima impresa di sedentarizzazione forzata. Il governo incontrò alcune difficoltà, i nomadi non comprendevano sempre perché dovevano abbandonare la tenda e costruire una casa in una posizione non scelta da loro. Di certo, furono fissati a delle altitudini dove l'inverno rigoroso portava delle perdite considerevoli di bestiame. I grandi gruppi nomadi ripresero rapidamente le loro transumanze tradizionali e la loro influenza a favore dell'indebolimento del potere centrale negli anni 40. Bisognò attendere il 1957 per vedere l’inizio di un secondo tentativo da parte di Mohammad Reza Shah.
Il modo di vita dei nomadi fu completamente rovesciato dalla sedentarizzazione e dalla riforma agraria del 1962 e dalla ridistribuzione delle terre che li seguì. I pascoli tradizionali si restrinsero sotto la spinta degli agricoltori e le frontiere politiche del paese, ermeticamente chiuse, impedirono il nomadismo in uno spazio più ampio. Nel 1986, l'Iran contava 1.152.099 nomadi migranti, distribuiti in 96 tribù. Questo numero non è più che di 211.406 nel 1996.
Al giorno d'oggi, i nomadi si dirigono all'inizio della primavera verso le regioni fredde ed in autunno, si stabiliscono nelle regioni calde. Nella lingua dei nomadi, sardsir (il paese freddo) è l'opposto di garmsir (il paese caldo). I nomadi passano l'estate nei fondi delle valli delle regioni montuose, salendo fino ai 2500 m, e l'inverno vanno a ripararsi dal freddo ai piedi dei monti e nei villaggi. In generale, la transumanza d'autunno è più breve di quella della primavera, poiché in autunno c'è meno erba ed acqua lungo l'itinerario. Per alcuni nomadi, il tragitto di primavera è diverso da quello dell'autunno.
Le emigrazioni conducono i gruppi a centinaia di chilometri dal loro luogo d'origine. Il tragitto che i nomadi fanno è diverso da un gruppo all'altro, è in generale da 200 (transumanza breve) a 600 km (transumanza lunga) e dura da 20 a 40 giorni.
Se la transumanza aveva tradizionalmente luogo a piedi, si vedono oggi, accanto alle tende, automobili che attendono il prossimo spostamento. Spettacolo colorato e sempre apprezzato dal viaggiatore è quello dei greggi di pecore e di capre che si premono nelle sfilate, mischiate alle montate ad opera di donne e di bambini, o la vista di agnelli neonati, dei bagagli dei transumanti, di tende e di calderoni.
In Iran alcune invasioni, come le invasioni turco-mongole, hanno comportato le emigrazioni, gli invasori che devastano le campagne e che costringono una parte della popolazione sedentaria a diventare nomade.
A differenza dei deserti arabi o del Sahara percorsi dalle tribù nomadi, i deserti iraniani sono quasi disabitati, e solo i confini sono attraversati in inverno dai greggi, che si affrettano a lasciarle con l’arrivo del primo caldo. In Iran, i nomadi sono nelle montagne e non nel deserto. In ogni provincia del paese, ci sono tribù nomadi di cui le più famose sono i Bakhtiari,i Gashgai,gli Shah Savan,i Khamseh,gli Afshar, i Baluci, i Turcmeni e gli Arabi.
I Bakhtiari
I Bakhtiari sono d'origine iraniana. Oggi la maggioranza dei Bakhtiari abita nelle regioni del Ciarmahal va Bakhtiari e del Khuzestan. Passano l'estate nel Ciarmahal va Bakhtiari (nelle montagne dello Zagros) e l'inverno nelle pianure basse del Khuzestan. La maggior parte del Bakhtiari si esprime in luri, un dialetto persiano, e pratica il culto sciita. Segnaliamo che i Bakhtiari ebbero un ruolo importante nell'instaurazione della Costituzione nel 1907.Il tragitto montuoso dei Bakhtiari è molto difficile da percorrere,che ricorrono al mulo per spostare i loro bagagli.
I Gashgai
Il gruppo etno-linguistico dominante nel Fars è quello del Gashgai che si sono stabiliti nel Fars nel18° secolo. Sono di discendenza turca ed organizzati in una confederazione. Tradizionalmente,i Gashgai passano l'inverno ai piedi dei monti dello Zagros, a sud ed ad ovest del Fars, risalendo in primavera verso le montagne a nord della stessa regione. Il più lungo tragitto tra garmsir e sardsir è quello del Gashgai Darreh Shuri. È lungo di 670 km. Lo percorrono in 40 giorni.
La confederazione gashgai era sufficientemente potente nel 19° ed all'inizio del 20° secolo per svolgere un ruolo importante a livello regionale ed anche a livello nazionale, le autorità provinciali contavano su loro per garantire l'ordine e la sicurezza nelle zone rurali. All'epoca qajar (1795-1925), costituivano la potenza incontestabile della regione.
Tra il decennio 1950-60 i Gashgai, con quasi 150.000 persone, doveva costituire il più grande gruppo nomade organizzato del pianeta. Negli anni 1960 Mohammad Reza Shah ruppe il loro potere disarmandoli e nazionalizzando i loro pascoli. Da allora, molti dei Gashgai sono sedentari o sono diventati semi-nomade. Il gabbeh (un tipo di tappeto semplificato) è la specialità artigianale dei Gashgai.
Gli Shahsavan
Gli Shah Savan (letteralmente "coloro che gradiscono lo shah") abitano nella regione dell’Ardebil e si differiscono dagli altri gruppi etnici per la loro formazione a causa di una decisione governativa all'inizio del 17° secolo. Infatti, Shah Abbas І (1598-1628) creò, a partire da tribù di diverse origini, per lo più di lingua turca, una confederazione tribale che doveva servire a controllare le sommosse degli altri nomadi soprattutto quelle dei Turchi Ghezel Bash (testa rossa) che avevano una potenza considerevole nell'esercito e nel governo. Shah Abbas non avendo fiducia in loro, cercò di diminuire il loro potere. Come i Turcmeni,gli Shahsavan hanno visto il loro territorio tagliato in due dalla chiusura della frontiera con l’ex Unione Sovietica.
La transumanza di primavera dei Shahsavan dura 15 giorni (300 km) e quella d'autunno dura 45 giorni. Gli Shahsavan passano la primavera ai piedi delle montagne ed in estate salgono più su. La letteratura popolare degli Shahsavan è molto ricca. La loro specialità artigianale è il kilim suzani. Sono sciiti.
I Khamseh
La regione del Fars comprende anche una confederazione, quella dei Khamseh, formata nel 1858 dai sovrani Qajar per equilibrare la potenza dei Gashgai.I Khamseh sono una confederazione che raggruppa cinque tribù d'origine iraniana, araba e turca (Khamseh significa in Arabo "cinque"). I Khamseh sono per la maggior parte sciiti e vestono come gli Arabi.
Oscillano tra le rive del Golfo Persico e le montagne fino ad arrivare ad Ispahan.I Khamseh erano delle potenze temibili, facendo pesare sui cittadini che commerciavano con il golfo una minaccia che fu costante fino al 20° secolo. La politica di sedentarizzazione fu condotta qui con una certa fermezza.
Gli Afshar
Entrati al servizio della dinastia safavide (1501-1722),gli Afshar furono portati ad occupare delle cariche nei quattro canti dell'impero. Questo condusse ad una divisione della loro popolazione. I gruppi principali si trovano nell’Azerbaigian, Qazvin, Hamedan ed in una regione tra Kerman e Bandar Abbas.Gli Afshar praticano tradizionalmente il grande nomadismo pastorale, ma molti sono diventati oggi agricoltori.
I Baluci
I nomadi più importanti a sud-est dell'Iran sono i Baluci.I Baluci adottarono il grande nomadismo, passando l'estate sulle alture all'interno del paese e ritornando verso la costa in inverno, fino a che la riforma agraria e la sedentarizzazione non li costringe a lavorare nei centri urbani come Zahedan.I Baluci restano oggi semi-nomadi e vivono nell’estremo sud-est dell'Iran, nel Balucestan.I Baluci sono d'origine iraniana e di confessione sunnite. Cavalieri emeriti, eccellono nelle corse di cammelli.
I Turcmeni
Praticando tradizionalmente il grande nomadismo, il modo di vita dei Turcmeni era regolato dal loro ambiente geografico. Si sono resi sedentari a partire dal 1925. La chiusura della frontiera con la Russia a partire dal 1928 modificò considerevolmente il loro modo di vita. Oggi, la maggior parte dei Turcmeni sono in gran parte sedentari e sono diventati agricoltori e pescatori. Abitano nel nord-est estremo dell'Iran, nelle regione del Khorassan e del Golestan, vicino al Turcmeno Sahra.
L'adozione del sciismo come religione ufficiale in Iran fa scattare, a partire dal 1510, un ritorno in massa verso l'Iran dei nomadi Turcmeni di Anatolia,i Qara Qoyunlu e gli Aq Qoyunlu, loro così sciiti, desiderosi di lasciare ottomano sunnita (i Turcmeni del nord-est sono sunniti).
Fra le dieci tribù importanti, 3 si trovano oggi in Iran e 7 nella repubblica del Turkmenistan. Le tribù Qara Qoyunlu, Aq Qoyunlu e Yamut sono molto famose. La dinastia del Qara Qoyunlu governò dal 1275 al 1468 nel nord-ovest, fu sostituita in seguito dagli Aq Qoyunlu (1434-1514).
Gli Arabi
La sede principale delle tribù arabe è ad ovest del Khuzestan nelle vicinanze dell'Iraq. Sono originari dell'Iraq, dell'Arabia Saudita e dello Yemen. Alcuni arrivarono fin dal 1° secolo ed altri dopo l'invasione araba del 7° secolo. La tribù più conosciuta si chiama bani ka'b e si è stabilita attorno agli Shatt-el - Arab.
I Bohemien
Essendo l'ultima tribù nomade del mondo,i Bohemien lasciarono l'India, verso l'anno 1000, per dirigersi verso l'ovest. La popolazione boheme è stimata da 7 ad 8 milioni (senza contare i Bohemien dell'India e del sud-est asiatico) e sono dispersi in tutti i continenti. La metà dei Bohemien vive in Europa di cui due terzi in Europa orientale. Nel nord dell'Africa, sono anche molto numerosi.
I Bohemien preferiscono essere ambulanti, questo condusse ad una divisione della loro popolazione ed il ritorno alla vita nomade. La sedentarizzazione forzata dei nomadi di Reza Shah modificò anche la loro vita. Molti tra loro vivono d'artigianato, ma la maggioranza vive di elemosine e di lavori proibiti, dicono anche con la buona ventura. In estate, vanno al nord del paese ed in inverno si stabiliscono a sud. Si trovano in particolare attorno ai centri religiosi per chiedere l’elemosina e prevedere.
In Inghilterra, sono nominati "gipsy" (cioè egiziano), in Francia "bohémiens" (originario dalla Boemia),in Italia “zingari” (dal greco medievale Atsinganoi,tribù dell’Asia Minore), in Arabia Saudita "harami" (ladro), in Egitto "Jar" (, pervertito), in Afganistan "louli" (smussato e scaricato), ed in Iran "kouli". Negli altri paesi sono nominati athées, impuri, ecc..
Gli iraniani utilizzavano al meglio i doni della natura. Il calore torrido nelle città desertiche dell'Iran ha causato la comparsa dei badgir (torri del vento), i precedessori dei condizionatori. Sono costruiti sui tetti e bucati da una serie di aperture nella parte superiore. I torri del vento sono un sistema di ventilazione estremamente efficace. Sono destinati a raccogliere e fare circolare il più piccolo soffio d'aria nelle abitazioni. Il vento penetra nel giro messo a volte sopra un catino d'acqua, che rinfresca così l'aria. Gli iraniani hanno inventato dei frigoriferi per bere ghiacciato tutta l'estate, grazie alle riserve di neve o di ghiaccio che si immagazzinava d'inverno nei sotterranei.
L'eredità artigianale dell'Iran è estremamente ricca: tappeto, miniatura, vasellame, lavorazione tessile, intarsiatura, broccato, incrostazione, scultura, ecc..
Tappeto
La tessitura del tappeto è l'attività artigianale più difusa in Iran. Le origini del tappeto risalgono all'alta antichità. Il più vecchio tappeto conosciuto, trovato a Pazyryk nella Siberia meridionale, fu fabbricato in Persia sotto la dinastia achemenide (550-330 a.C.). Porta la data del 5° secolo a.C. e si chiama il "tappeto di Pazyryk". I motivi del tappeto si inspirano ai bassorilievi di Persepoli: il cervo giallo e chiazzato dell’Iran, i cavalli la cui coda e la criniere sono legate, i cavalieri persiani e medi e le divinita alate.
Nonostante l'esistenza di questo vecchio esemplare la storia del tappeto prima del periodo safavide (1501-1722) è molto mal conosciuta ed esiste poco di antichi esemplari risalenti a questo periodo. La maggior parte dei tappeti persiani che si trovano nei musei stranieri risale a quest'epoca. Grazie ai re safavidi, la fabbricazione di tappeto diventò una vera industria nazionale ed i tappeti iniziarono ad apparire fra le merci d'esportazione verso i paesi stranieri.
A quell’epoca, i sovrani incoraggiarono la fabbricazione del tappeto ed un buon artigiano poteva sperare di grandi favori. Il regno di Shah Abbass (1587-1629) segnò il miglior periodo del tappeto perisano. Ma a partire dalla caduta dei Safavidi, quest'arte declinò e riprese il suo sviluppo soltanto sotto Qajar (1795-1925). È in questo momento che il mercato europeo si è aperto gradualmente ai tappeti persiani. A causa delle esigenze di questo nuovo mercato, alcune modifiche furono apportate ai motivi ed ai colori dei tappeti.
Tradizionalmente, i tappeti sono fabbricati dai nomadi e dai contadini, allevatori di pecore forniscono una lana di qualità eccellente. Si allevano specificamente alcune specie di pecore per ottenere la lana più fine possibile, e si coltivano piante particolari per ottenere tinture resistenti a qualsiasi sfumatura. La vendita del tappeto per molto tempo ha costituito la principale risorsa delle Comunità nomadi e dei contadini.
Precedentemente, la fabbricazione dei tappeti era uno dei compiti più importanti delle donne ed era insegnata alle ragazze e l'abilità di una donna a tessere era un criterio determinante nella scelta di una sposa. Le donne nomadi tessono un tipo di tappeto semplificato in lana chiamato "kilim" (ghelim). I kilim sono più sottili e più flessibili dei tappeti. Tessono anche il "jajim", un tipo di tappeto in pelo di capra, abbastanza grezzo, che è più pesante di un kilim.
Ogni tappeto corrisponde ad una data regione e detiene i suoi motivi ed il suo stile. I disegni si ispirano a volte alla memoria collettiva o alla loro immaginazione. La qualità dei tappeti varia secondo la regione, ed è la densità dei nodi e le tinture che determinano la qualità e, di conseguenza il prezzo. I nodi stretti hanno il vantaggio di dare l'impressione di un disegno più chiaro, avente l'aspetto di una pittura. Se qualcuno esamina la parte posteriore di un tappeto ben legato, può notare disegni e colori netti. Più questo tappeto è netto, migliore ne è stata l'esecuzione. Nei tappeti tessuti a macchina, i disegni appaiono molto sfocati. La chiarezza è dunque un indice certo che il tappeto è stato legato a mano.
La maggior parte dei tappeti fatti a mano si produce nei villaggi e nelle zone tribali dei nomadi. Le città come Tabriz, Kerman, Isfahan, Kashan e Nain ed anche le zone tribali gashgai, bakhtiari e turcmeno costituiscono i centri più importanti di fabbricazione di tappeto. Purtroppo, la tessitura a mano, che fa la distinsione dei tappeti persiani, tende a scomparire a profitto della tessitura meccanica. Attualmente, uno straniero può esportare un tappeto, o due piccoli, di una superficie totale che non superi i 12 m².
Vasellame
Una ciotola del 6° millennio a.C. esposto nel museo nazionale di Teheran, attesta l'anzianità delle terraglie in Iran. A partire dal 9° secolo, il successo dei vasi smaltati superò le frontiere. Quest'arte raggiunse il suo massimo nel 13° secolo. Durante la sovranità mongola, la forte influenza cinese comportò la rappresentazione corrente di motivi figurativi. Il 18° secolo segnò l'inizio del declino. I più bei esempi di vasi Persiani sono stati trovati a Neishabur, a Rey ed a Gorgan e sono conservati nel museo nazionale, il museo di Reza Abbassi ed il museo del vetro e della ceramica a Teheran. Oggi, il villaggio di Laleh Jin vicino a Hamedan, è il centro della produzione di vasi in terracotta.
Miniatura
Altra espressione dell'ingegneria artistica iraniana, è la miniatura. L'islam escludeva la rappresentazione di esseri viventi, la scultura non si sviluppò durante il periodo islamico, ma l'arte dell'illustrazione dei libri da a poco a poco nascita ad un'arte pittorica strettamente legata alla letteratura. All'inizio del 13° secolo, la miniatura ha attirato l'attenzione degli artisti iraniani. Gli iraniani che avevano avuto la notizia di quest'arte dai cinesi fecero molti progressi in questo ramo ed inventarono nuovi metodi. Dopo l'invasione mongola (13° secolo), a causa dell'influenza cinese, le pitture diventarono ancora più raffinate e più delicate. Dopo i Mongoli l'età d'oro della miniatura rifiori all'epoca dei Timuridi (1405-1517) e conobbe un nuovo splendore all'epoca dei Safavidi (1501-1722).
Le miniature hanno per tema di predilezione le coppie di innamorati in abbigliamento tradizionale, i giochi di polo, le scene di caccia ed i monumenti storici. La ricerca del dettaglio e la complessità pittorica delle miniature valgono loro un riconoscimento mondiale. Possono essere dipinte sull’avorio, osso o sul papiro. Oggi, l'avorio non esiste più e non si usa che osso di cammello, di bue o del papiro. Va segnalato che le miniature sull'osso sono più resistenti poiché l'osso non assorbe umidità. Isfahan propone attualmente le più belle miniature del paese.
Le più vecchie miniature dell’Iran, appartenenti alla scuola di Shiraz, sono quelle presenti nel museo di Reza Abbassi a Teheran. Espone superbi esemplari di miniature vecchie e contemporanee. Si tratta per lo più di lavori di poesia nei quali le pagine della storia sono vicine al testo. Fra i famosi miniaturisti principali del paese, citiamo Kamaloddin Behzad (15° secolo), Reza Abbassi (17° secolo), Hossein Behzad e Mahmoud Farshtcian (20° secolo). Il lavoro che ispirò il più grande numero di miniature, è l'epopea del “ Libro dei Re” di Ferdouvsi (10° secolo), il più grande poeta epico dell’Iran.
Il lavoro del metallo L'impiego del metallo nelle arti decorative in Iran risale all'antichità. Un pugnale in bronzo datato 3° millennio a.C. fabbricato a Lorestan ed esposto al museo nazionale, attesta dell'anzianità di quest'arte. I più bei oggetti d'oro e d'argento risalgono alla dinastia Achemenidi (550- 330 a.C.) e Sassanidi (224-642 d.C.). Oggi gli artigiani di Isfahan e di Kerman primeggiano nel lavoro del metallo. I più bei esempi sono esposti nel museo di Reza Abbassi a Teheran. |
Scrittura
La scrittura occupa un posto privilegiato nella cultura islamica.All’inizio, era destinata a riprodurre e trasmettere la parola di Dio contenuta nel corano. Molto rapidamente, fu anche usata per fini decorativi in contesti secolari quanto religiosi. Nei paesi musulmani, la scrittura è, dopo l'architettura, la principale arte religiosa. Nel corso dei secoli, gli artisti musulmani hanno inventato un grande numero di stili calligrafici. Quest'arte è stata sempre considerata come una forma d'espressione artistica d'importanza principale.Ancora nei giorni nostri, avere una bella scrittura è propria di un uomo culturato.
Quest'atteggiamento è apparso molto presto e fin dal periodo degli Abbassidi (750-945), si iniziò a produrre manoscritti insieme a scritture e miniature (come le copie del corano) o illustrati (come alcuni lavori scientifici e storici). L'islam vietava la rappresentazione di essere viventi,quindi i copisti del corano manifestavano tutto il loro talento nel settore della scrittura o della miniatura. La produzione di belle copie del corano è continuata fino ai nostri giorni. L'arte di legatura si è sviluppata nello stesso tempo per raggiungere il suo massimo nel 15° secolo. Fra gli stili calligrafici in Iran il più popolare è il nastaliq. L'eleganza e la leggerezza delle parole ne fanno un complemento ideale ad una pittura o ad una illustrazione del libro.
Lavorazione tessile
Quest'artigianato parte dai Sassanidi (224-642 d.C.). Vedrete in Iran tovaglie e tappezzerie stampati a mano. Il tessuto utilizzato è in generale una tela. Ad ogni colore del motivo corrisponde un blocco di legno di pero inciso. Il migliore della produzione attuale viene da Isfahan e da Damghan.
Intarsiatura
L'intarsiatura (khatam) è un'arte nazionale iraniana. Shiraz è soprattutto rinominata per i suoi artisti autori dell'intarsiatura. È a partire dall'epoca Safavidi (1501-1722) che comincia la storia di quest'arte delicata che molto rapidamente raggiunge una grande perfezione. All'epoca dei Safavidi l'intarsiatura occupava un posto importante nelle arti. Poiché il gioco dei colori è importante per l'effetto estetico, l'artigiano usa una grande varietà di materiali diversi di cui molte specie di legno, di metalli, d'osso e di vetro. Questa tecnica entra nella fabbricazione di oggetti decorativi.
Broccato e Ricamo
Secondo gli storici, si trovava già del broccato iraniano due mila anni fa. Era molto cercato dai re e dai principi per decorare i loro palazzi o farsi abiti sfarzosi. Herodote stesso riporta che il broccato iraniano era riconosciuto universalmente. I Romani amavano pararsi per le loro feste,cosi tanto che a poco a poco gli artigiani di Bisanzio si sono messi a fare delle imitazioni.
Attualmente, i pezzi di questi broccati che sono esistiti sono pezzi da museo. Sui broccati, si trovano argomenti tipici: personaggi, animali, fiori, scene di caccia, feste o disegni geometrici. Le migliori copie sono conservate nel museo nazionale. Oggi il lavoro di broccato non è più corrente in Iran, ma i tessuti ricamati si trovano ovunque. Il migliore della produzione attuale viene da Kerman
Incrostazione e scultura su legno
Gli artigiani di Shiraz, di Teheran e di Abadeh eccellevano nell'arte dell'incrostazione e della scultura su legno (moarraq e monabbat). Molte varietà di legno servono da sostegno a delle incrostazioni fatte di legno, d'osso, di conchiglie e di metalli. Questa tecnica entra nella fabbricazione in particolare di tavole.
Io zoroastrismo, a volte così chiamato "mazdeismo", è la principale religione preislamica e fu fondata dal profeta "Zarata Ushtra" (oggi Zartosht o Zoroastro ). Zarata significa "dorato" ed Ushtra "luce". Il dio degli zoroastriani si chiama Ahura Mazda. Ahura cioè "creatore" e Mazda "prudente." Prima dell'arrivo di Zoroastro, gli iraniani erano politeisti ed amavano le divinità celesti o gli elementi naturali (le forze della natura) di cui le più importanti erano le seguenti:
Anahita: dea dell'acqua e dei fiumi,
Azar: dio del fuoco,
Zamyad: dio della terra,
Vaillv: dio del vento.
La vita di Zoroastro Le tappe principali della vita di Zoroastro sono conosciute in parte grazie all’Avesta, raccolta degli insegnamenti della religione mazdeismo e dalla predicazione di Zoroastro. L'epoca dove visse Zoroastro è ancora l'oggetto di contestazioni, ma un numero di specialisti eminenti ritiene che sia avvenuta verso l'11° secolo a.C. nell’Iran orientale. Ebbe una rivelazione all'età di 30 anni ed iniziò a propagare la sua religione. Zoroastro riformò le credenze ariane. Una delle grandi riforme fu di introdurre l'idea del monoteismo nel politeismo degli iraniani. Diventa come un avversario feroce di alcune pratiche religiose, in particolare il sacrificio degli animali e l'impiego dell’haoma (bevanda inebriante che si beveva allora in occasione dei riti religiosi). Per Zoroastro, la morte nella sofferenza degli animali, è incompatibile con la dottrina di bontà e di saggezza del dio al quale è sacrificato. Quanto all’haoma, smarrisce gli uomini per il suo effetto inebriantet |
I magi, da cui deriva la parola magia, ricorrevano a diverse pratiche per immergersi nell’estasi religiosa fra cui l'impiego dell’haoma. Fondamentalmente conservatori, i magi non adottarono sempre le idee di Zoroastro. Così, il sacrificio di animali fu mantenuto ed il culto dell’haoma fece la sua riapparizione.
Le riforme di Zoroastro mettevano in pericolo gli interessi dei principi e dei magi politeisti, è per questo che, all'età di 42 anni, fu obbligato ad emigrare, con i suoi amici fedeli, a Bactriana (nell’attuale Afganistan). All'inizio ebbe pochi successi, ma la conversione del re di Bactriana e di tutta la corte alla sua fede ne causò lo sviluppo in modo tale che la sua religione si stabilì fermamente non soltanto in Persia, ma anche nell’Asia centrale. Per le sue posizioni radicalmente opposte alle credenze tradizionali, causò vive reazioni e fu assassinato, durante una preghiera in un tempio del fuoco, all'età di 77 anni.
Lo Zoroastrismo prima e dopo dell'islam
Grazie ai sovrani sassanidi (224-642), nel 3° secolo d.C., lo zoroastrismo diventò una vera religione di Stato con una teocrazia organizzata attorno ai magi. La compilazione a quest'epoca dell’Avesta a partire da testi originali diversi, contribuì a fissare l'ortodossia di questo zoroastrismo di Stato.
Gli zoroastriani furono riconosciuti, dopo l'arrivo dell'islam, come "gente del libro" e dunque libera di praticare il loro culto, ma un grande numero di loro tuttavia si convertirono. L'adesione alla fede islamica portava vantaggi finanziari e sociali importanti. L'indurimento ulteriore dell'islam costrinse a conversioni massicce ed a movimenti d'emigrazione verso l'India fin dall'8° secolo. È per questo che lo zoroastrismo perse gradualmente fedeli, ed arrivò a non essere praticato che da una piccola minoranza.
Nonostante la sua importanza storica considerevole,lo zoroastrismo oggi non conta più che pochi seguaci. Sono attualmente 66.000, e occupano soprattutto le regioni Yazd e Kerman. Una Comunità importante di Zoroatriani è stabilita in India (in patricolare nello stato di Gujarat e Bombay). Chiamati Parsi, discendono dagli Zoroastriani che preferirono fuggire dalla Persia piuttosto che convertirsi all'islam. Le Comunità zoroastriani dell’Iran e dell'India hanno mantenuto relazioni vicine e nel 20° secolo, i Parsi hanno fornito un aiuto finanziario importante ai loro correligionari iraniani.
I principi dello zoroastrismo
L'unicità di dio
Credere nella missione di Zoroastro
Credere nella resurrezione
Il dinamismo della creazione (la creazione è eterna, senza inizio e senza fine.)
Il perfezionamento progressivo (la vittoria finale del bene sul male)
Il dualismo morale (è la scelta sbagliata dell'uomo che crea il male, Ahura Mazda crea soltanto il bene.)
Il libero arbitro e la punizione (l'uomo è dotato di libero arbitro e la scelta della via da seguire gli appartiene interamente, dunque ciascuno è responsabile dei suoi atti.)
La filosofia zoroastriana
Secondo la filosofia zoroastriana, nel mondo ci sono due forze contradittori: il bene (luce) ed il male (tenebre). Lo scopo essenziale di Zoroastro è di avvicinare il bene ed allontanare il male. Il bene orienta verso "il buon pensiero, la buona parola e la buona azione" (è il riassunto dell'insegnamento morale dello zoroastrismo.) ed il male (cattivo pensiero, cattiva parola e cattiva azione) devia gli spiriti deboli dalla retta via.
Per gli Zoroastriani, l'universo non è in realtà che il teatro di questo combattimento fondamentale, e tutti gli atti dell'uomo rivestono un carattere morale che influisce sulla riuscita della battaglia cosmica. Spanta Maillnyou fonte di ogni bontà, di purezza e di luce, conduce una lotta incessante contro Angra Maillnyou, fonte del male e delle tenebre, da cui finalmente trionferà.
L’Avesta
I testi fondatori dello Zoroastrismo sono raccolti nell’Avesta (cioè religione solida). Vi si trovano tutti i testi liturgici ed i "canti versificati" o Gata.I Gata e molte preghiere, composti per Zoroastro, costituiscono la parte fondamentale dell’Avesta, e dunque la base dello Zoroastrismo. Gli altri capitoli dell’Avesta furono scritti dai religiosi zoroastriani.
Le preghiere quotidiane
Gli zoroastriani fanno la preghiera cinque volte al giorno:
dal levar del sole a mezzogiorno,
da mezzogiorno alle 15,
dalle 15 al calar del sole,
dal calar del sole a mezzanotte,
da mezzanotte al levar del sole.
Tempio del fuoco
Gli Zoroastriani considerano il fuoco come il simbolo per eccellenza di Ahura Mazda poiché è il solo elemento che illumina, purifica e non si profana. Il fuoco (la luce: il bene) indica la retta via mentre le tenebre (il male) ci sviano. Il fuoco combatte lo spirito del male, Ahriman, ed elimina le oscurità. Oggi ancora, una fiamma brucia continuamente nei loro templi e, in modo generale, hanno un amore particolare per la luce sotto tutte le sue forme. È per questo che li chiamano a volte gli "adoratori del fuoco". Effettivamente, non hanno mai adorato il fuoco, ma lo rispettano come simbolo di purezza.
Le feste nazionali
Novruz: il nuovo anno, il giorno della creazione del mondo (20 marzo)
Mehrgan: la festa del raccolto (1 ottobre, decimo giorno dell'autunno)
Tirgan: il solstizio d'estate (21 giugno)
Yalda: il giorno della creazione del sole (20 dicembre, il solstizio d'inverno)
Sadeh: il giorno della creazione del fuoco (30 dicembre, decimo giorno dell'inverno)
Torri del silenzio
Le torri del silenzio (Dakhmeh) appartengono alle abitudini funerari degli Zoroastriani. Sono state costruite, nei posti più elevati e lontani dalle città, per liberarsi dai cadaveri dei defunti. I defunti degli zoroastriani non potevano né essere inceneriti, né sepolti, né gettati nell'acqua poiché il contatto con il loro corpo sporcherebbe il fuoco, la terra e l'acqua considerati come elementi sacri.Gli Zoroastriani attribuiscono una grande importanza alla purezza, ed i loro riti religiosi mettono l'accento sulla purezza dei quattro elementi (il fuoco, la terra, il vento, l'acqua).
Alcune ore dopo il decesso, il cadavere era portato fino ai piedi della torre dove una cerimonia rituale aveva luogo in presenza dei genitori ed amici del defunto. Il cadavere era in seguito portato dai mubed (sacerdoti zoroastriani), portando una fiamma, fino nella torre circolare a cielo aperto dove li abbandonavano agli animali selvaggi soprattutto agli avvoltoi. Dopo che era stato scarnificato, si raccoglievano le ossa essiccate dal sole, per gettarle in un foro circolare al centro della torre. Infine per la disinfezione, si metteva l'acido sopra. Il suolo delle torri è piatto ed in pietra evitando così il contatto con la terra. Questa usanza non viene più praticata.
Precedentemente, quando le torri erano usate, solo i mubed potevano entrare ma adesso sono aperte al pubblico. Negli anni 1960 l'abitudine di esporre i corpi era gradualmente sostituita dalla sepoltura. Le torri del silenzio servirono fino al 1987 e dopo questa data, i morti zoroastriani sono stati sepolti nei cimiteri.
I vantaggi delle torri secondo gli Zoroastriani:
Nutrire gli animali.
Sfuggire ai problemi igienici (la decomposizione del corpo causa l'inquinamento dell'acqua e della terra).
La sepoltura prende del posto, e quindi la terra diventa sterile.
Il calendario zoroastrianio
Gli angeli occupano un grande posto nel Zoroastrismo. Per loro, esiste una gerarchia complicata di esseri angelici. Inoltre, ogni mese ed ogni giorno porta il nome di un angelo o di arcangelo o di Ahura Mazda. Il 1°, 8°, 15° e 23° giorno di ogni mese sono dei giorni santi. Si tratta dei giorni dove il nome del giorno e del mese è lo stesso.
Oggi ancora, i mesi del calendario persiano hanno conservato i nomi degli angeli dello Zoroastrismo. Sono i custodi della natura e dell'uomo, formano l'esercito di Ahura Mazda e combattono le forze di Ahriman (il demone). Il calendario zoroastriano comincia con l'equinozio della primavera e si fonda su un anno solare di 12 mesi e di 30 giorni ciascuno e non è composto da settimane.
Gli arcangeli zoroastriani si chiamano emshaspand e sono sei. Con Ahura Mazda, formano un gruppo di 7 da qui la cifra simbolica del 7 nella letteratura persiana. Questi arcangeli sono i seguenti: bahman (buon pensiero), shahrivar (l'impero desiderato), esfand (l'abbandono generoso), khordad e mordad (i’immortalità).
Situazione geografica e divisioni amministrative
La repubblica islamica dell’Iran (nome ufficialmente adottato nel 1934), si trova nell’Asia Sud- occidentale ed ha una superficie di 1,648,195 km² (per estensione è il quinto paese dell’Asia e cinque volte e mezzo il territorio italiano) , confina al nord con l'Azerbaigian, l'Armenia, il Mar Caspio ed il Turkmenistan, ad est con l'Afganistan ed il Pakistan, a sud con il mare di Oman ed il Golfo Persico e ad ovest con l'Iraq e la Turchia. Il totale delle frontiere terrestri iraniane è di 6031 km e quello delle sue frontiere marittime di 2700 km.
Secondo le ultime divisioni amministrative, l'Iran è diviso in 30 regioni. Ogni regione è amministrata da un presidente della regione.La regione più vasta dell'Iran è il kerman con una superficie di 232.963 km² e la più piccola è Qom con una superficie di 11.240 km².
Il problema dell'approvvigionamento dell'acqua si poneva già in un'epoca molto vecchia in Iran. Per estendere al massimo nelle pianure le possibilità di coltura, gli iraniani sono diventati maestri nella tecnica delle gallerie di fornitura delle acque sotterranee, i qanat. In Iran quest'ultimi sono nati sull'altopiano centrale verso l'8° secolo a.C. e sono realmente la tecnica nazionale iraniana d'utilizzo delle acque.
Una soluzione ben adeguata al paese è stata sviluppata e resta ancora oggi, in alcuni posti, quasi invariata: la costruzione di condotte sotterranee, o qanat, che permettono di captare l'acqua dagli strati ai piedi dei monti (pianura alluvionale glaciale di pendenza debole) e portarla più lontano verso l'avallo della pianura. Occorre innanzitutto scavare un pozzo fino ad una fonte sotterranea situata a monte del luogo da irrigare quindi un tunnel che permette di portare l'acqua secondo una pendenza molto dolce, 0,5° al km. Il corso del qanat può essere seguito alla superficie da una serie di pozzi scavati, ad intervalli regolari, che permettono agli operai di respirare sotto la terra, di evacuare gli sterri e di provvedere alla mantenzione dei canali.
Alcuni qanat possono raggiungere molte decine di chilometri (massimo di 150 km nella provincia di Khorassan) e scendere fino a 300 metri di profondità (la stessa regione). Molte oasi sono interamente fornite dall'acqua di questi qanat e non dipendono da pozzi o da fonti naturali. Il paese ne conterebbe migliaia. Vista dall'aereo la loro disposizione appare molto chiara, segnata dall'allineamento degli alveoli gonfiati che sono gli orifizi dei pozzi.
La convergenza dei qanat, organizzata verso punti adeguati, permette di sviluppare grandi oasi poiché la vita iraniana è posta interamente sotto il segno della aridità. Un criterio significativo è il limite dell'agricoltura che dipende dalle pioggie. La maggior parte del paese si trova oltre a questo limite, e la coltura vi è possibile soltanto con l'aiuto dell'irrigazione. Prima, l'eccedenza dell'acqua era orientata verso diverse zone a turno per riempire i serbatoi pubblici.
Non soltanto la riparazione dei vecchi, ma anche la costruzione di nuovi qanat rimane una necessità ed una opera principale di tutto l'utilizzo delle acque. I calcoli di redditività mostrano che la redditività della costruzione di nuovi qanat si scagliona tra il 7% ed il 25% all'anno, cioè chiaramente più di molte dighe importanti, soprattutto in un'anno secco. Il flusso totale dei qanat iraniani è valutato da 5 a 900 lit/sec.
Lo sviluppo dei metodi tradizionali, accanto alle tecniche nuove, rimane un imperativo. La costruzione e la manutenzione dei qanat pongono problemi finanziari considerevoli ai contadini. Devono essere assicurate da cooperative contadine, aiutate da sovvenzioni governative altrimenti presto questa tecnica cadrà nella dimenticanza. Con lo sviluppo dei centri urbani molti qanat sono stati coperti dalle costruzioni. Recentemente si è ricorso a pozzi profondi che raggiungono la falda freatica e che portano l'acqua in superficie con motopompe, ma gli agricoltori preferiscono i qanat ai pozzi poiché non hanno bisogno né di combustibile né d'elettricità per scendere a fondo.
Posta nel Medio Oriente nella zona di passaggio per eccellenza, l'Iran è stato un luogo di riunioni culturali, spirituali e politiche tra l'oriente e l'occidente. Asiatici (gli abitanti dell'Iran prima dell'arrivo degli iraniani), Semiti, Ariani, e più tardi Greci, Arabi, Turchi, Mongoli ed Afgani invadono queste terre, le popolano, se le disputano, creandosi degli imperi immensi le cui epopee di Alessandro, di Gengis Khan o di Tamerlano danno la misura.
Per il linguista e lo storico infatti, l'Iran non è soltanto il territorio politico così come viene denominato oggi. È tutto il dominio nel quale si è esteso la civilizzazione iraniana, in primo luogo l'Afganistan, ma anche l'India settentrionale, quindi, al di là dell’Amu-daria, il paese di Bukhara e Samarkand e, più ad est ancora, fin nel pieno del Turkestan cinese, le vaste regioni che formano ciò che si chiama l'Iran esterno". Le invasioni hanno costantemente coperto l'Iran, e lo hanno devastato e ricostruito successivamente. Alle conquiste civilizzatrici si aggiungono le invasioni devastatrici che hanno tutte più o meno introdotto elementi importanti nel popolamento e nella cultura. La conquista che più segnò il paese, è quella degli Arabi che apportarono con l'islam uno degli elementi essenziali della civilizzazione d'oggi. Così, l'attuale cultura iraniana è un insieme delle culture lontane e vicine al paese.
Storicamente l'Iran esisteva prima dell'arrivo degli iraniani (Ariani). Gli iraniani hanno dunque imposto la loro Religionee, la loro lingua, i loro costumi ed i loro nomi ad una popolazione originale di cui hanno tuttavia raccolto l'eredità culturale e molto certamente etnica.Ancora oggi l'Iran è come se fosse un impero, che riunisce popoli molto diversi, ma che sono amalgamati dall'impiego crescente del farsi, dialetto della regione del Fars (la forma arabizzata del Parte), regione che ha dato il suo nome al paese (la persia).Il farsi ha svolto in Iran il ruolo tenuto negli italiani dal dialetto toscano del periodo dantesco
Nel corso della sua storia, l'Iran non è stato mai colonizzato, anche quando le potenze straniere lo dominavano, non soltanto ha conservato la sua identità propria e la sua originalità ma ha assorbito ogni volta gli invasori apportando a se stesso una ricchezza filosofica ed artistica, scientifica e religiosa che non aveva mai conosciuto. All'inizio del 13° secolo, i Mongoli, con a capo Genghis Khan, distrussero molte città e numerose scritture sulle scienze persiani, ma i suoi successori,gli Ilkhanidi (1253-1335), furono paradossalmente degli attivi protettori dell'arte e della cultura persiana lasciandosi dietro monumenti sfarzosi ed una ricca eredità culturale, Tamerlano distrusse tanto al suo passaggio ma i suoi successori,i Timuridi (1381-1505), si trasformarono in veri mecenati. È grazie alla ricchezza della cultura del popolo iraniano che ciò poté essere possibile.
Fin dall'arrivo dell'islam, gli iraniani contribuirono attivamente alla propagazione ed all'arricchimento della cultura islamica nel mondo stesso dell'islam. Durante i periodi dove i centri dei califfi Arabi erano in piena espansione, l'Iran fu un centro culturale, scientifico ed artistico, ragione per la quale, ha sempre usufruito di una situazione privilegiata e distinta come paese islamico. Visitando l'Iran, constaterete a quale punto la sua cultura si distingue da quella degli altri paesi musulmani. Le scuole scientifiche ed i centri culturali dell'Iran hanno offerto al mondo grandi scienziati e pensatori famosi. Tra i più celebri personaggi del paese possiamo citare Avicenna, Al-Razi (Rhazes), Farabi, Biruni, Khaje Nassire Tussi, Kharazmi, omar Khayyam, Saadi, Hafez, Molavi e Molla Sadra.
Il migliore modo per conoscere la cultura iraniana, è prendere contatto diretto con loro. Si apprenderà così ciò che non si può trovare in alcun libro. Normalmente la famiglia iraniana è ospitale e fin dall’inizio, si può entrare nella famiglia e prendere conoscenza del loro modo di vita. Costituendo un’immagine caratteristica della cultura iraniana, l'ospitalità è in verità una delle ricchezze di questo paese. Gli iraniani praticano l'ospitalità verso gli stranieri come un dovere ed osservano un codice di cortesia nei dettagli nella quale l'ospite si perde. Per conoscere meglio la cultura iraniana, studiate gli argomenti presentati sotto. Rappresentano ciascuno una parte della cultura del paese.